Corona-marketing: il marketing al tempo del Cornavirus

marketing al tempo del coronavirus

Il marketing al tempo del Coronavirus

Com’è la situazione del marketing al tempo del Coronavirus? E come sarà dopo?

Doverosa premessa. Sono consapevole, come tutti, che quello che stiamo vivendo sia un momento estremamente drammatico, ma, al di là dell’emergenza sanitaria (di cui non parlo né parlerò dal momento che non sono un medico, un infermiere o qualcuno che può permettersi di conferire in materia), in questo articolo mi getto una luce a uovo sulla situazione delle aziende dal punto di vista del marketing, settore che invece conosco molto bene.

Indice

Il marketing al tempo del Coronavirus: la situazione

Permettetemi dell’ironia, l’ho definito “Corona-marketing: il marketing al tempo del Coronavirus“, non per minimizzare, solo per cercare di centrare il punto, ovvero: cosa stanno facendo le aziende in questo momento? Si sono messe in quarantena, congelando se stesse, o stanno reagendo al virus?

La diffusione del covid-19 ha avuto, sta avendo e continuerà ad avere (chissà per quanto) un impatto inimmaginabile sulle vite individuali e su quella delle imprese. Tralasciando l’aspetto economico, il primo effetto è sotto gli occhi di tutti: abbiamo compreso l’importanza e la necessità del digitale.

Cosa sarebbe successo se non avessimo potuto ripiegare sulla didattica online? Sulle video-call o video-conference? Se non avessimo potuto fare riunioni a distanza condividendo monitor? Molti di noi, prima di questo momento, ignoravano persino la possibilità, ora ricorrono a Zoom come fosse sempre stato il loro pane quotidiano.

Bene, molto bene. Ma io vi domando: quello che sta accadendo sta gettando le basi per qualcosa che, coronavirus andato, rimarrà e si rafforzerà o resterà solo una fantastica parentesi che ricorderemo, appunto, come il marketing ai tempi del coronavirus?

Il marketing al tempo del Coronavirus: spopola Internet

Il 10 aprile, l’azienda di tecnologia Akamai ha diramato i dati statistici sul traffico Internet del mese di marzo, rilevando come l’aumento medio di traffico di banda è stato pari a circa il 1000% rispetto a quello medio mensile in condizioni di normalità. Mille per cento. Non si riesce nemmeno a quantificarlo.

Le cause, ovviamente, sono da ricercare nell’aumento di smart-working, lezioni a distanza, nell’attivazione a dismisura di servizi di streaming o di quelli legati all’intrattenimento, come Netflix.

Ma questi dati confermano solo quello che sapevamo già. Ora, torniamo alla domanda: quando tutto sarà finito, torneremo alle vite di prima, rimettendo nel cassetto tutta questa tecnologia che ci ha aiutato, o abbiamo capito, che senza rischiamo grosso?

C’era una volta… storie di vita vera

Tra clienti o persone con cui ho contatti quasi quotidiani, ci sono persone che non sono mai state on-line: non un sito, non una pagina Facebook…. Quando è iniziata questa emergenza, panico. Domanda di rito: “Gabri, aiutami, come faccio ora a comunicare con tutti i miei clienti?

E via di corsa ad attrezzarsi per trovare una soluzione, avviando in fretta e furia delle strategie digitali.

E ben vengano quelle che cercano una soluzione, perché ci sono quelle che nemmeno ci provano. Stanno ferme, aspettando che tutto si evolva e poi… chi lo sa?

Ma ti devo dire una cosa, mi tocca fare la parte del carabiniere cattivo. Non comunicare per mesi con i clienti, può essere molto rischioso: se hanno bisogno di te ma non ti trovano, si rivolgeranno a qualcun altro che gli offre quello che gli offri tu ma lo sa comunicare meglio; e se si troveranno bene, da te, te lo dico papale papale, non torneranno più! E poiché, come è chiaro, riprendersi questi mesi di incassi ridotti non sarà certo facile, ripartire con n. clienti in meno come ti farà sentire? Non pensi che ti darà ancor meno fiducia?

approccio clienti

Io speriamo che me la cavo… e poi?

E supponiamo anche che questa volta te la cavi, il Coronavirus ci ha messo davanti a una sonora verità: ciò che sembrava impossibile, è possibile. Tutto questo, può ricapitare! La lezione l’hai imparata? Hegel scrisse: “Se abbiamo imparato qualcosa dalla storia è che non abbiamo imparato nulla dalla storia“. Sei d’accordo?

Ti invito a riflettere su questo: questa volta hai tutto il tempo per trovare il modo di rimetterti in gioco. Dimostra di aver imparato la lezione, cogli questo momento nel modo corretto, trasformalo in un’occasione e utilizzalo per pianificare le azioni che vuoi compiere domani.

Il marketing al tempo del Coronavirus: e tu che tipo di persona-azienda sei?

Questo momento ha fatto emergere a mio avviso una serie di personalità, individuali e aziendali, che rivelano anche l’approccio al marketing al tempo del Coronavirus. Mi sono divertito a classificarle, facendomi aiutare da alcuni titoli di film molto noti. Giochi con me?

1. Non aprire quella porta: i terrorizzati

Sono i tradizionalisti, gli statici, quelli terrorizzati dal cambiamento. Che l’impatto del virus sia o meno devastante (dal punto di vista economico) queste persone-aziende hanno paura e quindi non agiscono. Aspettano. Stanno in quarantena, non escono (giustamente) ma sono paralizzate anche in casa: immobili sul divano, guardano il mondo scorrere in televisione (se lo guardano davvero) e aspettano che tutto torni come prima.

Dal punto di vista aziendale, ritengono che sia molto più utile bloccare tutto, gli investimenti in primis, nel marketing più di tutto, ritenendo che sia la prima cosa da tagliare per far quadrare i conti. Sono spaventati dalle perdite e da qualsiasi azione e non hanno idea di cosa fare.

2. La finestra di fronte: gli osservatori

Sono quelli che vivono la situazione con la giusta dose di positività. Dalla serie: “Si, è vero, siamo in un momento difficile, ma presto torneremo alla normalità, approfittiamone facendo cose… si ma quali cose? Non ho idee… bene, guardiamo quello che fanno gli altri”.

Gli altri sparano dirette come non ci fosse un domani, dobbiamo farlo anche noi. Gli altri condividono quella tal cosa sui social, dobbiamo farlo anche noi. E via discorrendo.

Insomma: copiano, scimmiottano.

3. Dietro la porta chiusa: gli approfittatori

Poi ci sono quelli che capiscono che questa occasione non gli ricapiterà più. Quando avranno il tempo che questa pausa offre per dedicarsi a sistemare tutte quelle cose che avevano in mente da tempo? Per esempio: fare un sito o ottimizzarne uno vecchio, creare delle piattaforme social, fare analisi dei clienti, rafforzare la propria brand identity ecc.

Insomma, chiusi in casa lavorano sodo. Con un rischio: quello di essere troppo concentrati sul futuro per ricordarsi che il presente è importante, dimenticandosi di continuare a dare ai propri clienti notizie di sé.

4. Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve: gli innovativi

La mentalità di queste persone-aziende è proattiva e produttiva. Sono caratterizzati da un approccio ottimista e lungimirante, sono abili ad adattarsi alle situazioni come camaleonti e abili comunicatori.

Così, oltre a investire tempo nel migliorare se stessi (come gli approfittatori) lanciano iniziative: magari progetti benefici o email di vicinanza ai loro clienti, di incoraggiamento, perché no… E lo fanno con le proprie idee, mettendo in campo una creatività pazzesca. Sono quelle che hanno esperienza (magari non in termini di anni, ma nel fatto di essersi spesso sporcate le mani con coraggio) e riescono a buttarsi dalla finestra pur restando in casa.

Ionfree team

Rischiare o non rischiare, questo il dilemma

Che ne pensi della mia classificazione? Ti riconosci in qualcuna delle mie categorie?
Ne avresti aggiunte altre?

Ora, lo so: stai aspettando da me la risposta alla domanda “Quale approccio è meglio degli altri?”.

Ma non è questa la domanda giusta. Dal mio punto di vista, la vera domanda che devi porti è: quale rischio sono disposto a correre? Quale è bene assumersi per vedere la mia azienda funzionare meglio domani? Di quale sono pronto ad accettare le conseguenze?

E queste domande devi fartele adesso, subito: perché il momento in cui tutto riprenderà non è così lontano come sembra. E quando arriverà, corri il rischio di ritrovarti a pensare di aver sprecato un sacco di tempo.

E’ questo il rischio che vuoi per te e la tua azienda?

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