Reagire ai momenti difficili e reagire alla pandemia in corso investendo nel digitale: è questo quello di cui voglio parlarvi oggi.
Indice
- Reagire alla pandemia in corso investendo nel digitale
- Reagire alla pandemia in corso: caso studio Domo Mia
- L’intervista a Mara e Loris di Domo Mia
Reagire alla pandemia in corso investendo nel digitale
A volte, adattarsi alle situazioni è questione di vita o di morte. Sapersi rinnovare, non lasciarsi trascinare nel mare dello sconforto e reagire, capendo quali sono le possibilità che si aprono di fronte a noi, anche quelle a cui prima non avevano mai immaginato.
Nello scorso articolo del blog, ho affrontato un tema a me molto caro: ho parlato del marketing al tempo del Coronavirus. Mi sono “divertito” a stilare una serie di modelli di reazioni avute dalle aziende, tra chi, spaventato, si è messo nel congelatore, a chi, al contrario, è stato abilissimo nel comprendere le potenzialità del momento. Ed è innegabile che le potenzialità, in questo periodo storico inimmaginabile, sono legate al digitale.
Reagire alla pandemia in corso: caso studio Domo Mia
Oggi, in riferimento a quanto detto sopra, vi propongo un’intervista a Mara e Loris, titolari del ristorante Domo Mia e clienti di Ionfree. Mara e Loris, infatti, dopo un iniziale momento (del tutto comprensibile) di sconforto, hanno compreso una delle sacrosante verità portate a galla da questa situazione, ovvero l’importanza e la necessità del digitale, per affiancare le attività “reali” e, in alcuni casi, anche in sostituzione di esse.
L’intervista a Mara e Loris di Domo Mia
1. Ci raccontate chi siete e cosa fate? Che tipo di attività gestite?
Siamo Mara e Loris, compagni nella vita e nel lavoro. Ci siamo incontrati 5 anni fa ed è stato amore a prima vista; lavoravamo entrambi nel settore della ristorazione in due locali diversi. Stessa passione e voglia di lavorare, abbiamo deciso di intraprendere insieme il sogno di avere un locale tutto nostro e da qui nasce il Domo Mia, ovvero Casa Mia in sardo, ristorante pizzeria a conduzione familiare dove siamo soci e lavoratori da quasi tre anni. Ambiente intimo e informale dove sentirsi a casa propria.
2. Quale è stata la prima reazione allo scoppiare dell’emergenza? Avete dovuto chiudere, come tutti i ristoranti: avete avuto paura che le cose per voi potessero mettersi male?
Allo scoppiare dell’emergenza le nostre prime reazioni sono state un susseguirsi tra sconforto, rabbia e paura. Sconforto perché non sapevamo cosa sarebbe accaduto nei giorni a seguire. Paura perché con una bimba piccola a casa non sapevamo se saremmo riusciti a garantirle un pasto caldo. Rabbia perché non potevamo fare assolutamente nulla contro questo male invisibile che ci chiudeva in casa senza lavoro e senza speranze.
Essendo una giovane realtà senza le spalle coperte abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora il timore e il pensiero di non riuscire a tirare su la serranda; le spese fisse e i fornitori hanno iniziato ad accumularsi e la pressione è salita alle stelle.
L’8 marzo, giorno in cui abbiamo definitivamente chiuso abbiamo dovuto annullare più di 10 prenotazioni per un totale di circa 45 coperti, chiamare tutte le prenotazioni per la banchettistica di maggio e rinviare tutto a data da destinarsi ma è stata anche la prima sera dove abbiamo sperimentato il delivery, con guanti e mascherina.
Dal 9 marzo fino al 3 aprile abbiamo optato per una chiusura purificativa, sia per noi che per nostri clienti. Mentre le idee e le paure viaggiavano di pari passo, i soldi iniziavano a scarseggiare e le spese e i finanziamenti che avrebbero dovuto bloccare arrivavano con cadenza regolare come se nulla fosse a causa di ritardi nelle procedure e all’elevata richiesta di sospensioni. Contributi e bollette non mancavano all’appello come del resto le spese per poterci mantenere; nonostante tutto abbiamo sanificato e imbiancato tutto il locale, continuando a pensare ad un eventuale ripartenza.
3. Poi, avete avuto un’idea per reagire… Come e quale? Fondamentale è stato l’utilizzo del digitale, giusto? In che modo vi ha aiutato?
Abbiamo avuto il pronto aiuto di Gabriele, di ionfree, che non ci ha mai lasciati soli; grazie alle sue conoscenze e attente pianificazioni della pubblicità in merito all’attività di consegna a domicilio, ci ha dato la possibilità di ripartire. Non avendo mai fatto delivery, ma solo servizio al tavolo, partivamo da un’idea astratta di pubblicità sui canali digitali che Gabriele ha trasformato in realtà.
Abbiamo studiato assieme una strategia per i social e per il nostro sito internet, creato sempre da lui, in modo da poter coprire un numero maggiore di clienti, con immagini, frasi e prodotti accattivanti ma allo stesso tempo con quella caratteristiche di familiarità che ci rispecchia.
5. Come è stata la risposta dei clienti?
I nostri clienti hanno risposto in maniera molto positiva, condividendo a loro volta e pubblicizzando ancor più il nostro lavoro e le nostre iniziative. Nuove persone, grazie a tutto questo lavoro di squadra, sono entrate a far parte della nostra piccola grande famiglia; nuovi clienti che porteranno nuovi clienti se trattati con rispetto e con la giusta comunicazione.
6. Lo rifareste?
Sicuramente rifaremmo tutto, sia come investimento per il futuro in questo momento incerto, sia come rapporto di umanità e crescita con Gabriele.
7. Un consiglio per tutti coloro che, come voi, devono reinventarsi?
Il consiglio che possiamo dare è di non arrendersi e di affidarsi sempre e comunque a persone competenti e specializzate a seguire la vostra pubblicità e i vostri canali di comunicazione.
8. Un’opinione sull’utilizzo dei social e del web: quando l’emergenza coronavirus rientrerà, come sarà in vostro approccio. Solo una parentesi o “mai più senza”?
Quando tutto questo finirà abbandonare i social e il web sarebbe un’idiozia, fa parte della nuova gestione del marketing e della visibilità per la propria azienda. Sfruttiamolo al meglio come abbiamo fatto in questo periodo di crisi.
Conclusioni
Credo che l’esempio di Mara e Loris sia calzante: hanno deciso di fare un piccolo investimento economico, nonostante le difficoltà che ci hanno loro stessi raccontato, comprendendo che uno sforzo li avrebbe potuti ripagare, e così è stato. Hanno reagito alla pandemia in corso, investendo nel digitale.
Il percorso in cui si sono buttati ha aperto loro strade nuove, che nel futuro, a crisi rientrata, come dicono loro stessi, “sarebbe un’idiozia” abbandonare. Ora, c’è tutto il tempo per studiare delle strategie complementari, forme di comunicazioni “reali” e virtuali che viaggino di pari passo